
Conosciamo il fenomeno fandom come modalità, più o meno spontanea, per avvicinare e coinvolgere il pubblico ad un brand.
Questo fenomeno grassroots può essere usato per aiutare il pubblico?
La risposta che ci arriva oltre oceano è sì!
Un sondaggio rilasciato da Gallup l’anno scorso ha constatato di fatto che il mondo è più stressato e triste che mai. Oltre all’effetto pandemia, fanno da padroni l’incertezza economica e la facilità di fruizione delle “cattive notizie” da qualsivoglia dispositivo.
Un altro importante sondaggio ad opera di Future Forum, ha attenzionato che un altro fenomeno ai massimi storici è il Burn-out.
Secondo la World Health Organization, il burn-out è un fenomeno strettamente occupazionale e non una condizione medica. Il burn-out è così definito dall’ICD-11 ( ICD, "International Classification of Diseases, Classificazione internazionale delle malattie): “Il burn-out è una sindrome concettualizzata come risultato di uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo. È caratterizzata da tre dimensioni:
· sentimenti di esaurimento energetico o esaurimento;
· aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro;
· riduzione dell'efficacia professionale.
Il burn-out si riferisce specificamente a fenomeni nel contesto lavorativo e non dovrebbe essere applicato per descrivere esperienze in altre aree della vita”.
Secondo Google Trends la frase “Sono stanco” ha raggiunto i massimi storici nell’agosto 2023. In pratica, gli Older Millennials (1980-1988) e gli Younger Millennials insieme ai Gen. Z (1989 in poi) sono troppo stanchi per allenarsi, mangiare o dormire.
L’argomento burn-out è interessante e molto vasto, mi prometto di attenzionare ed approfondire da punti di vista e discipline diverse il fenomeno per dare più informazioni possibili atte ad estrapolare insights per capire, intercettare e avvicinare i lavoratori ed i leader del domani.
Quello che voglio attenzionare in questo articolo è se vi è la possibilità per i brand di aiutare in qualche modo il loro pubblico.
Voglio partire da un concetto a me molto caro, la nostalgia. La nostalgia è un’emozione molto forte e al contempo estremamente delicata. In greco nostalgia significa letteralmente “dolore che deriva da una vecchia ferita”. Quando vendiamo un prodotto o un servizio tendiamo a focalizzarci su l’aspetto tecnologico, estetico, sulla novità. E va bene così. Oggi però il mercato ci sta offrendo un’occasione che va oltre. Lo scenario attuale offre a chi riesce a coglierlo, l’opportunità di un legame eterno, profondo, sentimentale. La nostalgia fornisce un’evasione.
Pensiamo a come funzionano i parchi a tema, Disney per esempio viene fruita da tutte le fasce di età perché lega con il singolo attraverso l’emozione della nostalgia. Ricordi di momenti ricchi di amore che coinvolgono passato e futuro. Un’evasione dalla vita di tutti i giorni verso l’immersione in un momento nostalgico, interpretato dal cervello come felice.
In questo scenario, i brand hanno la possibilità di offrire una cura attraverso la collaborazione con i fandom. C’è chi ci ha già pensato, come lo Studio Ghibli che ispira i fan a cucinare i piatti presenti nelle sue film ( o vicini a quel mondo). L’App/sito Calm, impegnato ad aiutare i propri clienti ad addormentarsi, rilassarsi e meditare ha integrato le principesse Disney nella meditazione. Airbnb offre nella campagna scozzese una tranquilla atmosfera nella casa albero dell’orco Shrek.
Il tuo brand o il brand di un tuo cliente, può far leva sul fandom nostalgico?
Può attivare questo sentimento così forte in un altro modo?
Scrivimi in chat!
Ci leggiamo presto!
Chiara
Comments