Art
Antoni Tudisco, 2017
“Portraits”
Chiara Franchi
2 giu 2017
Cosa comporta il mutamento dei marcatori generazionali?
Sebbene le persone, attraverso le varie epoche, percorrano delle tappe “universali”, sono i cambiamenti e le innovazioni insite nell’epoca stessa a segnare gli individui nella psiche e nel comportamento.
Secondo un’indagine Istat(1), ad esempio, si è evidenziato come nel nostro Paese, in linea con gli altri paesi appartenenti al primo mondo, si sia alzata l’età del primo matrimonio. Se fino a qualche decennio fa, l’età del primo matrimonio per i Baby Boomers era per le donne circa 22 anni e per l’uomo 24 anni, oggi l’età delle donne si è alzata a 28 anni e quella dell’uomo a 30(2). La causa che ha portato ad un simile mutamento del paradigma sociale può essere individuata nei Millennials, i quali sono stati segnati da elevati tassi di divorzi, della recessione economica e da cambiamenti culturali importanti ( famiglie allargate, studio e lavoro fuori dal proprio ambiente nativo).
Questi ed altri fattori socioculturali hanno portato ad un cambiamento e ad uno slittamento temporale dei cosiddetti “marcatori generazionali”, vale a dire di quelle tappe “universali” sopracitate che segnano dei momenti cardine nelle vite delle persone, come ad esempio il matrimonio, la costruzione di un nucleo famigliare completo, un mutuo o una carriera lavorativa consolidata. Tale mutamento non è da considerarsi un fallimento generazionale, bensì una diretta conseguenza del vissuto di questi giovani adulti.
È indubbio che i giovani di ogni generazione, seppur vincolati dal proprio contesto storico-sociale, abbiano dimostrato caratteristiche comuni che trascendono la propria epoca: uno stile di vita sperimentale, forti idealismi ed una costante messa in discussione dello status quo. Ogni generazione ha quindi cercato di superare i confini del proprio tempo.
Nonostante tali elementi di comunanza, è evidente come un giovane cresciuto negli anni ’60 abbia ben poco in comune con un giovane cresciuto negli anni ’90 proprio perché i marcatori sociali che li distinguono presentano delle differenze, frutto di significativi eventi vissuti durante gli anni formativi.
La tecnologia, la politica, il mercato, la cultura in cui la gioventù odierna vive e si forma, hanno contribuito enormemente a delineare un confine netto con le precedenti generazioni.
La Generazione Z, figlia degli ultimi nati della Generazione X e dei primi Millennials, è composta da coloro che sono nati tra il 1996 e il 2010 e che, ad oggi, si trovano in un’età compresa fra 21 ed i 7 anni.
Come diretta conseguenza del nuovo contesto sociale, questi giovani si trovano ad affrontare nuovi scenari e presentano quindi nuove esigenze e nuove prospettive di vita che cambiano inequivocabilmente il modo in cui conosciamo e viviamo il mondo stesso.
La società fluida di cui facciamo parte oggi è caratterizzata da due correnti che si scontrano. La prima è costituita dalla differenza tra le diverse generazioni.
La seconda è costituita invece dalle differenze all’interno di una stessa generazione. Queste due correnti, incontrandosi, creano una sinergia tra le persone e la nascita di una mescolanza di idee, emozioni e storie. La forza di tale sinergia risiede nell’empatia che si genera fra le generazioni e che porta, per la prima volta, ad una collaborazione.
L’effetto diretto di questa mescolanza è quello di portare individui con età simili o molto distanti tra loro a scambiarsi pareri, consigli, idee ed etica. Un dare e ricevere costante, che genera un’ulteriore spinta nel cambiamento dei paradigmi classici che le citate innovazioni tecnologiche hanno già profondamente segnato.
A partire dall’inizio del nuovo secolo, sono stati fatti numerosi studi su come i nuclei generazionali dialogassero e si evolvessero fra di loro.
Ken Dychtwald(3) nel 2000 ipotizzò nel suo testo, “Age Power”(4), un cambio di rotta da parte dei senior Baby Boomers, i quali erano già allora parte integrante del cambiamento. Dychtwald evidenziò come i Baby Boomers stessero ridisegnando il paradigma della terza età.
Considerati fino ad allora “pensionati”, sostituibili, alcuni di loro stravolsero la loro classica rappresentazione e ritornarono a studiare, si aggiornarono, lanciarono progetti imprenditoriali, tornarono a viaggiare.
Divennero un punto di riferimento per le generazioni successive, da sostituibili ad insostituibili. Così iniziò a serpeggiare l’idea, e l’effettiva fattibilità, che il modello classico di vita costituito da educazione, lavoro e tempo libero, potesse non necessariamente seguire tale ordine e che potesse ripetersi nell’arco di una vita più volte, fino a quando la persona ne avesse avuto le forze.
Nel 1995 a Milano un’agenzia di Marketing, la “Future Concept Lab”, iniziò uno studio sull’interazione fra le varie generazioni e fra gli individui della stessa.
Lo studio si basava sull’osservazione costante dei consumatori di varie generazioni e su relative ricerche etnografiche, qualitative e quantitative compiute in 40 città di 25 Paesi del mondo.
Nel 2008, tutto il materiale raccolto ha portato alla nascita di un’analisi globale definita “Generational Targets”.
Il fine di quest’analisi, tutt’ora in corso, è quello di aggiornare costantemente i profili dei consumatori o, come precedentemente definiti, i “ConsumAutori”, individui esigenti e attivi in ogni campo: politico, tecnologico, mediatico, estetico, culturale e quotidiano.
Il programma Generational Targets suddivide le fasi della vita in 4 cluster:
Pre-adulti, Giovani adulti, Adulti maturi e Longevi.
Ognuno di questi incarna le diverse espressioni con cui l’individuo sperimenta ed influenza le più significative esperienze di vita e di consumo nella propria fascia di età.
Ogni cluster, di fatto, rappresenta una generazione.
I pre-adulti sono i rappresentanti della Generazione Z, i Giovani adulti della Generazione Y o Millennials, gli Adulti maturi della Generazione X ed i Longevi della Generazione dei Boomers.
Nell’ultimo anno, grazie all’osservazione costante dell’analisi Generational Targets, si è evidenziata la necessità di marcare un’ulteriore differenza fra gli appartenenti alle stesse generazioni poiché, anche se nati nello stesso arco temporale, oggi più che mai è evidente che ci siano delle differenze sostanziali fra un 20enne della Generazione Z e un 14enne della stessa.
Future Concept Lab ha delineato 16 profili totali all’interno dei 4 cluster sopracitati e così suddivisi:
Ti lascio uno specchietto per gli articoli futuri dove andremo ad indagare le caratteristiche che contraddistinguono gli Z!
A Presto!
CF
1. Istat: Istituto Nazionale di Statistica, 1929, Roma.
2. https://www.istat.it/it/archivio/192509
3. Dychtwald Ken, gerontologo, psicologo, educatore, docente, consulente, imprenditore e esperto in materia di problemi di invecchiamento; Autore di sedici libri. Fondatore e CEO di AgeWave, una società che svolge ricerche sul campo e fornisce servizidi consulenza alle aziende e alle organizzazioni no-profit in tutto il mondo circa ai problemi relativi all’invecchiamento delle popolazioni.
4. Dychwald Ken (2000), Age Power, New York, Tarcher Putnam.