
Art
Takashi Murakami, 2001
"Tan Tan Bo"
Chiara Franchi
14 lug 2017
Doing Good: metterci la faccia e gli investimenti
Abbiamo visto come la Generazione Z sia estremamente sensibile alle varie problematiche mondiali e, a differenza delle generazioni precedenti, si è dimostrata anche molto attiva nel tentativo di risolvere tali problemi.
Grazie alle potenzialità di Internet, questi giovani sono perfettamente in grado di informarsi su quali brand sposino effettivamente tali tematiche e quali facciano realmente qualcosa di concreto.
Non basta più, per un’azienda, donare fondi ad associazioni di beneficienza, l’importante oggi è il “doing good”, vale a dire attuare una politica aziendale che operi al fine di rendere il mondo un posto migliore dal punto di vista ambientale e sociale.
Per fidelizzare quindi la Generazione Z si rende necessario un posizionamento concreto nei confronti dei problemi del mondo attraverso i fatti.

Un modello di business improntato ad aiutare i paesi del Terzo Mondo è quello attuato da Blake Mycoskie con la sua azienda di calzature TOMS a partire dal 2006.

Per ogni paio di scarpe vendute, l’azienda si impegnava a donare un paio ad un paese bisognoso. Sollevando numerose critiche circa la non efficacia nei confronti dei problemi fondamentali dei paesi di cui si veniva in soccorso, l’azienda ha continuato la sua campagna realizzando delle fabbriche proprio in quei paesi, creando quindi numerosi posti di lavoro. Successivamente TOMS(1) ha esteso tale modello di business anche alla propria linea di occhiali da sole ed al proprio commercio di caffè, donando rispettivamente fondi per la cura oculistica e per la depurazione delle acque per i paesi bisognosi.

Questo modello, che va sotto la definizione di One for One, è stato in seguito sfruttato da molte altre aziende e rappresenta uno dei numerosi modi in cui un brand può attivamente posizionarsi nei confronti dei veri problemi del mondo, garantendosi di conseguenza una forte fidelizzazione dei giovani della Generazione Z.
Migliorare il modo diventa quindi un paradigma dominante per la Generazione Z e ciò sta spingendo (e lo farà sempre di più) le aziende a superare il concetto di concorrenza per creare delle partnership che permettano veramente di raggiungere un nuovo traguardo per la società.
Un esempio importante lo si trova nella partnership tra le due multinazionali Philips e Qualcomm Life. I due competitor hanno unito le forze per portare su un nuovo livello il servizio sanitario, utilizzando la “connected health”.
Philips fornisce supporto informatico ed inoltre si occupa della gestione dei dati, Qualcomm Life invece ha il compito di garantire l’integrazione ed una connettività sicura.

La piattaforma “HealthSuite” di Philips fornisce un cloud che raccoglie i dati sanitari dei pazienti, in collaborazione con “2Net” di Qualcomm Life.
Questa tecnologia garantisce quindi l’accesso per tutti i dispositivi medici più connessi, tra cui distributori di farmaci, respiratori, misuratori di pressione e di glucosio nel sangue. L’integrazione con la piattaforma 2Net aiuterà gli operatori sanitari a coinvolgere meglio i loro pazienti e faciliterà l’intervento precoce, la personalizzazione dei piani di trattamento e, infine, migliorerà i risultati dei pazienti. Philips ha svelato nell’autunno del 2016 che, come parte dell’offerta di riposizionamento partirà dal benessere dei consumatori, quindi della loro salute.
Ad oggi, Philips ha presentato ben cinque dispositivi e un’app connessa alla piattaforma digitale HealthSuite, inoltre collabora con Validic(2) circa l’integrazione di dati provenienti da dispositivi e applicazioni di terze parti su HealthSuite.
Sulla stessa scia, numerose altre aziende stanno avviando delle partnership il cui scopo è quello di migliorare l’individuo e la società.
A presto!
CF
1. http://www.toms.com/corporate-responsibility
2. Validic è un’ecosistema che offre collegamenti tra le principali organizzazioni sanitarie e le più innovative tecnologie di salute digitale provenienti da tutto il mondo. https://validic.com